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lunedì 30 settembre 2019

Presentazione di "Tokyo mozzafiato"

La reputazione di mille anni può dipendere 
dalla condotta di un solo momento.


Finalmente arrivano su pensieromancino i video delle presentazioni di "Tokyo mozzafiato" a Madrid.
Non so se il romanzo vivrà per mille anni, io di mio ho dato tutto!
Buona visione e buona lettura.



venerdì 15 marzo 2019

Arriva "Tokyo mozzafiato", da oggi disponibile

Un thriller sorprendente,
un viaggio dello spirito
per scoprire il valore dell'onore.

Cari lettori,
finalmente è arrivato il mio nuovo romanzo:
TOKYO MOZZAFIATO
Libro ed ebook già disponibili. Buona lettura!

Dall'Italia:
Dalla Spagna (edizione italiana):

Ci vediamo tutti alla presentazione del libro:
venerdì 5 aprile ore 18, presso la Biblioteca Manuel Alvar.
Vi aspetto!

mercoledì 1 novembre 2017

Presentazione di "Parigi in nero": 14/11 18:30 Biblioteca Manuel Alvar, Madrid

Un thriller avvincente e spietato
per smascherare l’inquietante futuro che ci aspetta.


Cari amici lettori, è con grande piacere che vi invito alla presentazione del mio ultimo thriller, “Parigi in nero”, che si svolgerà il prossimo martedì 14 novembre alle ore 18,30 presso la Biblioteca Manuel Alvar in c/ Azcona 42, Madrid.

Oltre a me, saranno presenti Elisabetta Bagli, poetessa e scrittrice, e Beatrice Binotti, attrice; modererà l’evento Giovanni Simone, del Comites di Madrid. Alla fine dell’evento verrà offerto un rinfresco.

Questa sarà l’occasione non solo per assistere a un evento culturale in italiano a Madrid, ma anche per rivederci in un contesto ludico e stimolante. Vi aspetto!

domenica 29 ottobre 2017

Presentazione "Lo dice il mare" con il mio racconto "Sommerso"

Finalmente! Dopo quasi un mese, ecco il video del mio intervento alla presentazione dell'antologia Lo dice il mare, una raccolta di 25 racconti inediti uniti da un comune tema: il mare. Io ho partecipato con il racconto "Sommerso", un thriller futurista che si svolge in una Ravenna sotto il livello del mare a causa del cambio climatico. Un'avventura inaspettata ed emozionante, da non perdere.

Il video è solo un piccolo assaggio dell'evento del 27/09 alla Biblioteca Eugenio Trías (Retiro) di Madrid. Troverai il mio racconto completo sull'antogia Lo dice il mare, o alla prossima presentazione del mio ultimo thriller Parigi in nero, tra due settimane: il 14/11 alle 18:30 alla Bibloteca Manuel Alvar di Madrid. Ti aspetto!


Ecco l'incipt del mio racconto:

         Sono un pesce. Adoro questa sensazione.
           Volo in un mare di bolle, leggero come un sogno. Una spinta di pinne e scendo in profondità, verso il buio e il silenzio. L’acqua mi circonda e mi sostiene. Rabbrividisco, forse sono qui sotto da troppo tempo. Mi restano solo undici minuti e sono ancora a mani vuote.
           Arrivo sul fondo, mi metto in piedi sull’asfalto e mi sento un marziano, circondato dai palazzi coperti di alghe e con il mare al posto del cielo. Un luccio mi sfreccia accanto, sembra farmi l'occhiolino. Con un colpo di pinne attraverso una finestra e mi infilo nella Basilica di San Vitale.
           Mi resta poco tempo per curiosare. Vago per la sala deserta, osservo i mosaici che brillano alla luce della torcia elettrica. Poi individuo un buco nel pavimento di marmo, chiuso da una botola. Con difficoltà la alzo ed entro, scendendo ancora più giù.
           Nella penombra vedo un soffitto a volta, mobili antichi e mosaici. È una cripta. Mi spavento vedendo ossa umane che galleggiano in un angolo. Ricordo di morte, dell’incidente, di mia madre.
            Rallento la respirazione e mi calmo. Una lastra di marmo pende dalla parete, la stacco del tutto. Nella nicchia segreta c’è una pila di cassette di metallo a tenuta stagna, una decina almeno. Prendo la prima, è pesante ma dovrei farcela. Guardo il manometro: mi restano quattro minuti, un gioco da ragazzi.
           Quando mi volto l’uscita è sparita: la botola è caduta. La spingo ma non si muove. Tre minuti. Il cuore mi batte a mille, cerco qualcosa per puntellarmi e sbloccare la botola. I mobili, non c'è altro.
           Mi tolgo le pinne per essere più libero, ammucchio due cassepanche e uno scranno. Pesano come morti, come i cadaveri dei re bizantini sepolti qui dentro. Finirò come loro?
           Due minuti. Sento il sapore metallico dell'ossigeno da fine bombola, come il giorno dell’incidente. Salgo sulla pila di mobili, pianto le mani nella botola e spingo. Niente. Un minuto.
            La mia gamba zoppa si irrigidisce, stringo i denti e spingo ancora. La botola si spalanca con un tonfo. Mi gira la testa. Nuoto per qualche metro, lento, troppo lento. Non ce la farò.
           D'un tratto mi ricordo. Torno nella cripta, mi infilo le pinne e parto a razzo, attraverso la basilica, verso la luce, l'aria, la vita. Perché qui sotto morirei. Perché non sono un pesce.



lunedì 3 luglio 2017

Arriva "Parigi in nero", il mio nuovo thriller


Una tecnologia seducente e minacciosa. Un mondo allo sbando, drogato di emozioni artificiali. Cinque anime travagliate, in lotta per sopravvivere.
Quando Parigi diventa il fulcro di un piano di smisurata ambizione, chi di loro riuscirà a salvare la propria umanità? 
Un thriller avvincente e spietato, per smascherare l’inquietante futuro che ci aspetta.


Dopo le emozioni di "Madrid da morire", una nuova storia mozzafiato nella collana Brivido capitale (romanzi indipendenti). Leggi "Parigi in nero" nel formato che preferisci:
Se puoi, dillo in giro, questo è il romanzo perfetto per l'estate.  E quando avrai letto il libro, scrivi la tua recensione su Amazon, ci conto!

Curioso di leggere l'incipit del romanzo? Eccolo qui:

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domenica 18 dicembre 2016

"Madrid da morire" GRATIS!


In vista del Natale, e per festeggiare i due anni dalla pubblicazione, ho deciso di fare a tutti i miei lettori un regalo: il mio thriller "Madrid da morire" è disponibile GRATIS da oggi lunedì 19 fino a venerdì 23 dicembre, in versione ebook.

Con questo thriller da brivido vivrai in prima persona un’avventura mozzafiato nella notte di Madrid, dove niente è quello che sembra. Scoprilo leggendo il prologo o vedendo il trailer, o anche su facebook. (También en español: "De un trago")

Un'ottima occasione per leggerlo ed emozionarsi in queste feste, o rileggerlo se lo hai in versione cartacea. Adatto per ogni e-reader ma anche per tablet, smartphone e PC (scopri come qui).

Trovi "Madrid da morire" in ebook solo su Amazon nel tuo paese:
Italia: Amazon.it
Spagna: Amazon.es
(e sul resto di Amazon nel mondo; disponbile anche in formato cartaceo, in Italia, in Spagna e nel mondo)

Dillo in giro, e non dimenticare di scrivere una recensione.

Buona lettura e Buone Feste!

sabato 19 dicembre 2015

MADRID DA MORIRE, il regalo perfetto

Quando il passato ritorna
non resta che scoprire
per che cosa sei disposto a morire.

Sei ancora alla ricerca della sorpresa perfetta per queste feste? Regala o regalati “Madrid da morire”, un thriller da brivido per vivere in prima persona un’avventura mozzafiato nella notte di Madrid, dove niente è quello che sembra. Scoprilo leggendo il prologo o vedendo il trailer, o anche su facebook. (También en español: "De un trago")

Scegli il formato che preferisci:
  • e-book per Kindle (formato mobi) disponibile su Amazon.it , Amazon.es e Amazon nel tuo paese
  • e-book per altri dispositivi (formato epub e pdf): scarica da Amazon, poi leggi qui

E quando avrai letto il libro, puoi recensirlo su Amazon, sarò curioso di leggere quali emozioni hai provato.



Buona lettura e Buone Feste!

lunedì 29 giugno 2015

La malattia di Yannis - una tragedia greca


Yannis era grave. La cirrosi lo stava divorando. Troppi anni da ubriacone, troppi bagordi senza pensare al domani. Era l’ultimo di una famiglia di 19 fratelli, più una decina di cugini, che lavoravano insieme nell’azienda di famiglia. Erano una famiglia ricca, prospera, quasi felice, e le liti di nonni, bisnonni e trisavoli per spartirsi oscure eredità erano finite da due generazioni.
Yannis si occupava di organizzare le vacanze di famiglia, poca cosa, ma almeno dalla sua umile casa, la più povera di tutte, aveva la miglior vista sul Mare Nostro di tutta la famiglia. Tutti gliela invidiavano, e andavano al mare dalle sue parti appena gli impegni glielo permettevano.
Però Yannis stava sempre peggio. Gli mancavano i soldi per mangiare. Dimagrì, aveva crisi depressive. Tentò di togliersi la vita. 


La malattia di Yannis divideva i fratelli. Tutti sembravano d’accordo con Johanna, la sorella maggiore, che guidava l’azienda con fermezza teutonica: era colpa di Yannis, che da irresponsabile si era ubriacato per anni trascurando il suo lavoro. Ma sottovoce molti dissentivano, soprattutto Giovanna, Juana e João, che vivevano sul Mare Nostro come Yannis e, come lui, sentivano che la vita non era solo lavorare e guadagnare, come sosteneva Johanna. E se era vero che Yannis era colpevole di essere un ubriacone, era anche vero che l’alcol che beveva era quello prodotto dalla ditta di famiglia, che era quindi responsabile di averlo avvelenato per anni. Anche Jeannette, sotto sotto, la pensava come loro, ma malgrado il suo savoir-faire non osava dirlo a Johanna perché erano vicine di casa, e le due sorelle avevano fama di essere sempre d’accordo su tutto. Il cugino John, dalla sua casetta sull’isola, seguiva le incomprensioni dei fratelli con un misto di divertimento e preoccupazione, mentre lo zio Ivan cercava di consolare Yannis invitandolo ogni tanto a un cicchetto di Vodka.
Un bel giorno Yannis mancò per l’ennesima volta al lavoro. Così Johanna convocò 19 fratelli per una riunione d’emergenza.
– Yannis sta molto male. Non compie il suo dovere sul lavoro. Dobbiamo prendere dei provvedimenti.
Messo alle strette, Yannis accettò l’ultimatum: la famiglia gli avrebbe garantito una fornitura regolare di alcolici, in cambio lui si impegnava ad adempiere ai suoi doveri lavorativi nei confronti della famiglia.
Presto l’accordo si rivelò insostenibile: il fegato di Yannis stava sempre peggio, e continuare a bere non faceva che peggiorare la sua salute. Così Yannis, in un momento di rara lucidità, capì che doveva smettere. Decise di andare in una clinica di disintossicazione, e chiese agli altri 18 fratelli di pagargli il ricovero, promettendo di ripagarli dopo la guarigione. Johanna si oppose. Molto si litigò, e volarono insulti e recriminazioni. Ma nessuno dei fratelli osò contraddire Johanna, e così Yannis fu espulso dalla ditta e dalla famiglia.
Ora Yannis vive in una casa modesta. Le sue giornate sono scandite da una liturgia di piccoli gesti che lo mantengono sobrio. Ha riallacciato i rapporti con Juana, Giovanna, João e Jeannette, che in fondo invidiano la sua serenità. Il migliore amico di Yannis è lo zio Ivan, che ha pagato la clinica al nipote e per il quale ora Yannis lavora come agente di viaggio.
Johanna non ha mai più voluto parlare con Yannis. Dopo l’espulsione i rapporti in famiglia sono peggiorati, i fratelli si accapigliano su tutto, l’azienda va male, e la concorrenza della famiglia Huang minaccia di comprare la ditta e licenziare tutti. 
L’unico che se la passa bene è John. Si gode la sua casa sull’isola, e ogni tanto va in vacanza dalle parti di Yannis, perché Yannis ha sempre la miglior vista sul Mare Nostro di tutta la famiglia.


© 2015 Tommaso Franco

venerdì 5 dicembre 2014

Video: presentazione di "Madrid da morire" al Consolato d'Italia a Madrid



Ecco il video integrale della presentazione di "Madrid da morire", per chi c'era e per chi se l'è persa, un modo per rivivere le emozioni di una serata speciale e memorabile. Grazie a tutti!

Aquí está el video integral de la presentación de "Madrid da morire", para quienes estaban y quienes se la perdieron, una manera de revivir las emociones de una noche especial y memorable. ¡Gracias a todos!


giovedì 4 dicembre 2014

Presentazione di "Madrid da morire" - il giorno dopo / Presentación de "Madrid da morire" - el día después

Ieri, mercoledì 3/12, è stata una grande festa in onore di Madrid da morire. Nella sala del Com.It.Es presso il Consolato d'Italia a Madrid ci siamo ritrovati per parlare di libri, trame avvincenti, personaggi carismatici e passione per la lettura. Una serata splendida. Grazie a tutti voi, partecipanti e non, per l'appoggio che mi avete dimostrato, senza di voi non sarei arrivato fino qui. Che emozione!

Ayer, miércoles 3/12, fue una gran fiesta en honor a Madrid da morire. En la sala del Com.It.E en el Consulado de Italia en Madrid nos reunimos para hablar de libros, tramas que enganchan, personajes con carisma y pasión por la lectura. Una noche magnífica. Gracias a todos vosotros, participantes y no, por el apoyo que me demostrásteis, sin vosostros no habría llegado hasta aquí. ¡Qué emoción!






lunedì 1 dicembre 2014

El 10 de diciembre llega "De un trago", mi nuevo thriller en versión española




Ya falta menos para que puedas leer mi nueva novela en español, traducción de "Madrid da morire". A partir del miércoles 10 de diciembre estará disponible "De un trago", un thriller frenético que te emocionará y enganchará de la primera a la última página.

Un atraco fallido. Un amor perdido. Una vida de sumiller fracasado, prisionero de los remordimientos. Pero cuando el pasado llama, Massimo Volpi vuelve a Madrid en busca de la verdad, siguiendo un rastro de vino y sangre entre criminales, ex amigos, traidores, sicarios y cadáveres, hasta descubrir por qué está dispuesto a morir.

¡No te lo pierdas! En los próximos días, todos los detalles sobre cómo conseguirla.

venerdì 21 novembre 2014

Presentazione di "Madrid da morire" presso il Consolato italiano (Com.It.Es), mercoledì 3 dicembre ore 19


Un’avventura italiana nel cuore nero di Madrid. Un thriller mozzafiato che ti sconvolgerà il cuore dalla prima all’ultima pagina.

Cari lettori,

è con grande piacere che vorrei invitarvi alla presentazione del mio libro “Madrid da morire” che si terrà mercoledì 3 dicembre alle ore 19 nella sala del Com.It.Es. presso il Consolato italiano a Madrid (c/ Agustín de Betancourt 3, accanto alla scuola).

Programma dell'evento: presentazione dell’opera; chiacchierata con l’autore; critica letteraria del romanzo da parte di Cristina Coriasso, collaboratrice onoraria al Dipartimento di filologia italiana della Universidad Complutense de Madrid; lettura drammatizzata, con la collaborazione dell’attrice Beatrice Binotti; rinfresco di chiusura. Presenterà l’evento Giovanni Simone, consigliere del Com.It.Es. di Madrid.

Un’ottima occasione per incontrarci all’insegna della cultura italiana. Vi aspettiamo numerosi!


domenica 18 maggio 2014

"Madrid da morire": Prologo


Loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

Fabrizio De André, La città vecchia


Non importa quanto sia stato duro il tuo passato,
puoi sempre ricominciare da capo.

Buddha



PROLOGO





     Eravamo fottuti. Dall’alto della collina fissavo allibito la valle sotto di me: sulla scia della Mercedes di Ángel due luci blu correvano nella notte. Flash azzurri a bruciarmi gli occhi e i sogni di felicità. Due auto della polizia.
     Le due auto superarono Miraflores de la Sierra a razzo. La Mercedes correva veloce, la polizia non mollava. Ángel era un gran pilota. Poteva non bastare. Doveva bastare, la mia Michela era con lui. Il nostro paradiso era nelle mani di Ángel.
     La disperazione mi agguantò l’anima. Lottai per mantenere la calma aggrappandomi alle promesse di Michela:
     – Dopo questo ce ne andiamo io e te, ai tropici, per sempre. Non ci torno a fare la cameriera, mai più. Ce la spasseremo, Max, vedrai.
     Sentii il ruggito del motore. La Mercedes risaliva i tornanti come un drago infuriato. Ce la potevano fare. Era la nostra unica speranza. Michela e Max. Assaporai il nostro paradiso: palme e piña colada, grandi abbuffate e grandi scopate.
     – Io e te, per sempre.
     Ma il sogno svanì. Le sirene non mollavano. Eravamo fottuti.


"Madrid da morire": Capitolo 1





UNO


     – Arriva o no questo Barbaresco Gaja?
     – Subito.
     Corsi in cantina, rovistai nelle casse e tra le ragnatele scovai la reliquia. Ritornando scivolai sugli scalini di pietra e quasi mi spaccai il cranio. Subito immaginai duecento euro in liquido color rubino a innaffiare il pavimento.
     Passai davanti alla cucina sforzandomi di ignorare un disgustoso profumo di brasato. Entrai nella sala tutta velluti e stucchi barocchi, schivai due camerieri e afferrai un decanter. Una vibrazione nella tasca mi distrasse. Feci il giocoliere e detti un’occhiata: Viola. Guai. Mi presentai al tavolo trafelato e in affanno, con la bottiglia intatta per miracolo, e sfoggiai lo scarso aplomb di cui ero capace.
     – Faccia attenzione con quel vino. – Il cliente mi squadrò con disapprovazione. – Lei è nuovo del mestiere, vero?
     – Vent’anni di esperienza.
     – Non si direbbe. Visto, cara? Anche il servizio al Cambio non è più quello di una volta.
     – Te lo dicevo, caro, che dovevamo andare al golf della Mandria, almeno lì ti trattano come si deve.
     – Hai ragione, cara.
     – Le suggerisco di decantarlo, gioverà al bouquet. – Sbattei il Barbaresco sul tavolo. – Se non gradiscono, i signori sono liberi di togliere il disturbo quando meglio credono.
     Il tale mi fissò con ribrezzo. Mi passai una mano tra i capelli che avevano visto giorni migliori e gli regalai un’occhiataccia. Versai un dito di vino nella coppa.
     – Prego.
     Il cliente degustò e annuì senza alzare lo sguardo. Lo mandai a stendere col pensiero. Contemplai i riflessi del Barbaresco nel decanter. Come ero finito a lavorare lì? Quale cumulo di errori avevo commesso? Ero avvilito. L’ultima genialata mi aveva dato il colpo di grazia: otto cucuzze di debito e un simpatico esattore tutto muscoli che mi faceva il filo. Ricordavo bene la risposta: ero lì perché il Cambio pagava bene. Potevo ringraziare gli amici di Viola che mi avevano raccomandato con il maitre, altrimenti avrei già avuto un mignolo di meno. Certo che servire quel ben di dio senza sfiorarlo era una sofferenza. Che tortura. Non di solo aroma vive il sommelier.
     – Desidera altro, signore?
     Il tale mi respinse con un cenno, neanche gli avessi chiesto l’elemosina. E non era il peggior cliente che avessi avuto. Se il livello del servizio non era all’altezza della tradizione del locale, anche la clientela non era da meno. Ma non ero lì per la compagnia.
     – Massimo, corri al tavolo cinque. – Una mano mi tirò per il braccio. – E datti una mossa.
     La cortesia non era tra le qualità del maitre. Un tipo tagliato con l’accetta, rigido e falso alla vecchia usanza piemontese. Irritato, arrivai in un lampo al tavolo e mi sentii mancare. Di spalle sedeva una bionda con l’aria familiare. Troppo familiare. Era Lei? Non era possibile. Da dove era andata nessuno tornava mai.
     Un uomo al tavolo si voltò. – Allora, questa carta dei vini?
     La donna si ravviò i riccioli vaporosi. Il tavolo scoppiò in una risata e intravidi il suo mento pallido e affilato. Era Lei. Non riuscivo a respirare. Un fantasma.
     Michela.
     – Allora? – Un sussurro mi scosse. – Non ti pago per fare la bella statuina.
     Il maitre si beccò uno dei miei migliori sguardi assassini. Mi scappò, come un animale selvaggio che sbrana il domatore. Ecco tutto quel che rimaneva del Vecchio Max. Il maitre indietreggiò. Almeno facevo ancora impressione. Dei bei tempi non mi restava che questo.
     Mi avvicinai alla bionda. Trattenevo il fiato, in ansia. Le spalle scoperte disegnavano una linea sinuosa ed elegante. Quanto mi erano mancate. Provai l’impulso irresistibile di baciare quel collo di vaniglia. Potevo quasi toccarla. Il locale non esisteva più, camerieri e clienti svaniti nell’oblio. Il tempo si fermò. Di tutto l’universo non restava altro che la splendida pelle di Michela.
     La sfiorai con un dito.
     Si voltò.
     Sentii un vuoto esplodermi nel cuore.
     Lo spavento sul viso della donna lasciò il posto al furore. – Cosa vuole? Se ne vada.
     Non era Lei.
     Restai imbambolato, una bella statuina davvero. Vassoi e bottiglie mi sfrecciavano intorno. Ero spaesato, come se mi sforzassi di riconoscere un luogo alieno. Una vita non mia. Mi venne voglia di andarmene, mollare tutto e sparire, ficcare la testa sotto la sabbia e non tirarla fuori mai più. Il maitre non si disturbò neanche a riprendermi, gli bastò guardarmi e scuotere il capo, come per una causa persa.
     Mi ripresi. Correvo in cantina con in testa Michela quando suonò il cellulare. Merda. Sopra non potevo rispondere e sotto non c’era copertura. Mi fermai a metà scala. Era Viola. Non potevo ignorarla per la quarta volta. Sapeva che non dovevo rispondere eppure insisteva. I piedi mi facevano un male del diavolo: era inutile, non ero tagliato per quel lavoro.
     Schiacciai il verde. – Che c’è?
     – Max! Finalmente.
     – Sai che sto lavorando.
     – Sì, sì, volevo solo sapere a che ora ci vediamo.
     Mi immaginavo la scena: cenetta a lume di candela, coccole sul sofà e alto erotismo sotto il piumone. La prospettiva mi diede il voltastomaco.
     – Guarda, Viola, sono sfatto e siamo solo al pranzo.
     – Mi vuoi tirare il pacco di nuovo?
     – È che sono a pezzi. Davvero.
     – Massimo – il maitre fece capolino in cima alla scala – questa è l’ultima goccia.
     Viola ripartì all’attacco. – Sempre le solite scuse.
     – Senti Viola adesso non posso.
     – Te lo dico per l’ultima volta. – Il maitre era a un palmo da me. – Molla il telefono o qui dentro non entri più. È chiaro?
     – Sono stufa! Non t’azzardare a lasciarmi da sola anche stasera. Questa non te la faccio passare liscia.
     Strinsi il telefono fino a farmi male. Mi venne da scagliarlo in faccia al maitre e che andassero tutti in malora. Durò solo un istante. Fu troppo.
     – Fai quel che ti pare. Stammi bene, Max – e Viola riattaccò.
     – Bene Massimo, l’hai voluta tu. – Il maitre cacciò fuori dalla tasca una manciata di banconote. – Con queste sei sistemato, è più di quel che ti spetta. Con me hai chiuso. Sparisci immediatamente, e non t’azzardare a rimettere piede al Cambio.
     Restai solo nella penombra della cantina. Silenzio. Mi allentai il farfallino, ormai non occorreva più. Perché era così difficile? Sfogai la rabbia repressa con una manata contro il muro, che mi valse una fitta di dolore al palmo e un’altra dose di frustrazione. Perché non mi lasciavano in pace? Non capivano che avevo bisogno del mio spazio? Beh, in quella piacevole mattina di giovedì avevo tutto lo spazio che volevo.


Continua a leggere: Capitolo 2