Un ottimo titolo
per un noir mediocre. Questo in sintesi il mio giudizio su un romanzo con poche
luci e molte ombre. Il buon ritmo dell’intreccio e la prosa scorrevole
favoriscono una lettura leggera e d’intrattenimento. Ma presto arrivano le delusioni: se il titolo promette thriller
tutto incentrato sul gran colpo, tuttavia la storia scivola in un feuilleton
psicologico che sfocia in un climax moscio e confuso. Senza svelare nulla, la
trama fa acqua da tutte le parti: è blando l’aggancio iniziale della figlia
Lisa che coinvolge il padre suo malgrado; la rapina non è credibile date le
premesse, soprattutto gli imprevisti; le sequenze d’azione sono prevedibili e
confuse; il finale è scontatissimo.
Pur essendo stilisticamente impeccabile, la voce dell’autore è molto scolastica, senza la verve tipica del genere. I dialoghi sono buoni ma l’azione è lenta, assente per troppe pagine. Se la normalità dei personaggi potrebbe essere un punto di partenza interessante, purtroppo diventa anche il limite più grave del romanzo: manca il crescendo di pathos, l’alzare la posta che spinga la prosa verso la cattiveria che ci si aspetta da una rapina milionaria, o verso il ridicolo di una parodia dichiarata. Invece si resta sul leggero, quotidiano, dando l’impressione di aver travestito da noir una storia di ordinarie incomprensioni.
Così dopo la lettura resta il retrogusto dell’originalità dell’ambientazione svizzera e poco altro. Un giallo leggibile ma niente di più.
Così dopo la lettura resta il retrogusto dell’originalità dell’ambientazione svizzera e poco altro. Un giallo leggibile ma niente di più.
Voto: 2 su 5
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