Ernest Hemingway, Milano 1918 |
Da dove nasce l'ispirazione? Quanto lavoro nasconde un capolavoro? Come germogliano e cerscono le idee nel cuore di un maestro - e quante di queste vengono scartate e gettate via prima di trovare quella giusta?
Si può immaginare la risposta a queste domande leggendo i 47 finali differenti che Ernest Hemingway scrisse per "Addio alle armi" e che sono stati pubblicati di recente negli Stati Uniti, basandosi sugli appunti originali dell'autore. Potete trovare i testi completi dei 47 finali in questo articolo. A ciascuno giudicare quale sia il migliore, quale calzi di più a una storia potente e tremenda come quella del romanzo. Un'ottima occasione per (ri-)leggere uno splendido libro. (il finale originale lo trovate nei commenti)
¿De dónde nace la inspiración? ¿Cuánto trabajo esconde una obra maestra? ¿Cómo brotan y crecen las ideas en el corazón de un maestro - y cuántas de estas se desechan y tiran antes de encontrar la buena?
Se puede imaginar la respuesta a estas preguntas leyendo los 47 finales diferentes que Ernest Hemingway escribió para "Adiós a las armas" y que han sido publicados en Estados Unidos recientemente, basándose en los apuntes originales del autor. Podéis haceros una idea de los varios textos con este artículo. A cada cual elegir el mejor, el que más se adapte a una historia potente y tremenda como la de la novela. Una excelente ocasión para (re-)leer un libro fantástico.
da: http://it.wikiquote.org/wiki/Addio_alle_armi#Addio_alle_armi
RispondiEliminaFuori dalla stanza, in corridoio, dissi al dottore: "C'è qualcosa che possa fare stanotte?".
"No, non c'è niente da fare. Posso accompagnarla in albergo?".
No, grazie. Rimarrò qui un momento."
"So che non c'è niente da dire. Non so dirle..."
"No", dissi, "non c'è niente da dire"
"Buona notte" disse. "Non posso accompagnarla in albergo?
"No, grazie."
"Era l'unica cosa da fare" disse. "L'operazione si è dimostrata..."
"Non voglio parlarne" dissi.
"Vorrei accompagnarla in albergo.
"No, grazie."
Si avviò in corridoio. Mi avvicinai alla porta della stanza.
"Non può entrare, adesso" disse un'infermiera.
"Si, posso" dissi.
"Non può ancora entrare." "Vada via" dissi. "Anche quell'altra,"
Ma quando le ebbi fatte uscire ed ebbi chiusa la porta e spenta la luce non servì a niente. Fu come salutare una statua. Dopo un po' me ne andai e uscii dall'ospedale e ritornai a piedi in albergo nella pioggia.