Il primo carabiniere che entrò nella stanza scivolò sul sangue e cadde
su un ginocchio. Il secondo si arrestò sulla soglia come sul bordo di
una buca, agitando le braccia aperte, per lo slancio.
– Madonna Santa! – urlò, serrando le guance tra le mani, poi si voltò e
corse nel pianerottolo e giù per le scale e oltre la porta e fuori, nel
cortile del palazzo, dove si aggrappò al cofano della Punto bianca e
nera e si piegò in avanti, spezzato in due da un conato violento.
In ginocchio sul pavimento, al centro della stanza, la pelle dei guanti
incollata al pavimento appiccicoso, il brigadiere Carrone si guardò
attorno e gli sfuggì un singhiozzo roco, quasi un rutto. Provò ad
alzarsi, ma scivolò sui tacchi, cadendo indietro sul sedere e poi su un
fianco con uno schiocco umido e vischioso.
I film di grande successo sono tutti
uguali. E anche i libri.
Avrete sentito questa frase un milione di
volte. Ma è vero? A quanto pare sì, ma la ragione è sorprendente. Stando allo
studio di un produttore di Hollywood, Christopher Vogler, ogni storia che
l'uomo racconta segue uno schema universale implicito e recondito nell'essere
umano, chiamato "Il Viaggio dell'eroe", una struttura di 12 punti che
si ripetono incessantemente in ogni storia. Si dice che il suo libro sia il
testo più influente della storia del cinema.
Un modo per illustrare e testare il Viaggio
dell'eroe è applicarlo per analizzare una storia. Oggi ve ne propongo una
conosciutissima: "Il Signore degli Anelli" e in particolare il primo
volume/film, "La Compagnia dell'Anello". L’eroe in questo caso è
Frodo e suo è il Viaggio che studieremo. Ecco i 12 punti e la loro corrispondenza nel viaggio di Frodo. (Nota: a volte i punti si
sovrappongono o intrecciano)
Atto I (42 min)
1. Mondo Ordinario: è il mondo consueto dell'eroe, quello da cui
partirà per il Mondo Speciale.
La Contea in festa
per il compleanno di Bilbo.
2. Richiamo all'avventura: la sfida per l'eroe, dove si stabilisce
l'obiettivo, il percorso da farsi e il rischio o il prezzo da pagare. Un
certo evento, un “accidente iniziale” è necessario per far partire la
storia.
Biblo parte per
Gran Burrone ma Gandalf lo convince a lasciare l’Anello a Frodo.
3. Rifiuto del richiamo: ci sono casi d'eroi riluttanti (in questo
modo aumenta la percezione del rischio che correranno). A volte serve un
evento esterno o l'incoraggiamento di un mentore per decidersi.
Frodo è riluttante
a partire, ma i Nazgûl sono già a caccia.
4. Incontro col mentore: per partire l'eroe ha bisogno di consigli,
di una guida, di uno strumento "magico" (un'arma, la conoscenza
ecc.), dell’esperienza di chi è tornato dal Viaggio.
Gandalf convince
Frodo a portare l’Anello almeno fino a Gran Burrone, per il bene della Contea
5. Varco della prima soglia: l'eroe accetta la sfida. Il Mondo
Speciale comincia dal momento in cui non si può più tornare indietro. È
una soglia con guardiani da fronteggiare e superare, riconoscere o
trasformare in alleati. La soglia può anche essere un incidente o una
"crisi".
Frodo varca la
frontiera della Contea con Sam, Merry e Pippin.
Atto II: discesa (58 min) e iniziazione (59
min)
6. Prove, nemici, alleati: l'eroe impara le regole del Mondo
Speciale, ne incontra gli abitanti e affronta le prime sfide, reclutando
alleati e scoprendo nemici. Qui si rivelano il vero carattere dell'eroe, i
sentimenti e i valori che contano.
A Brea Frodo
incontra Grampasso (Aragorn), che guida gli Hobbit attraverso le Terre Selvagge
e affronta i Nazgûl a Cimavento. Frodo indossa l’anello, viene ferito dai
Nazgûl e portato in salvo a Gran Burrone da Arwen (Glorfindel).
7. Avvicinamento alla caverna più recondita (seconda soglia): l'eroe
si avvicina all'apice, al posto pericoloso, e si prepara per superare i
guardiani dell'ombra procurandosi “armi” e una nuova percezione di sé e
degli altri. Emergono nuove qualità nei personaggi.
A Gran Burrone, il
Consiglio di Elrond decide che l’Anello va distrutto gettandolo nel Monte Fato
prima che lo trovino Sauron o Saruman. Frodo si offre per la missione e si
forma la Compagnia dell’Anello (9 membri). La soglia è l’ingresso a Moria
(sorvegliata dall’Osservatore nell’acqua)
8. Prova centrale: È il momento critico della suspense, la battaglia
con l'ombra. L'eroe rischia di morire o muore per rinascere. È il vero
rito di passaggio, il rituale d'iniziazione. L'eroe si trova faccia a
faccia con le sue più grandi paure, con il fallimento dell'impresa, la sua
vecchia personalità muore e l’eroe cambia per sempre. È il momento più
profondo della discesa prima di risalire. Se è la storia di un gruppo, un
eroe rischia la propria vita per il bene della collettività.
Gandalf si
sacrifica per sconfigge il Balrog nelle Miniere di Moria e permettere alla
Compagnia di proseguire.
9. Ricompensa: l'eroe sopravvissuto "festeggia" e prende la
ricompensa (l’elisir, l’iniziazione, la conoscenza). Qui è il momento di
un piccolo riposo prima del ritorno (una scena d'accampamento o d'amore).
C'è una rivelazione, un'epifania.
La Compagnia riceve
i regali di Galadriel a Lothlorien.
10. Via del ritorno (terza soglia): La storia racconta il bisogno e la
decisione dell’eroe di tornare al Mondo Ordinario (o di continuare verso
un ulteriore Mondo Speciale).
Frodo vede il
futuro nello Specchio di Galadriel: se l’Anello non sarà distrutto la Contea
verrà saccheggiata e gli Hobbit deportati. La soglia è la prova di Galadriel,
tentata dall’Anello.
Atto III: ritorno (32 min)
11. Resurrezione (climax). Non è la prova più grande, ma quella
definitiva. È la purificazione: un'ulteriore sfida, il momento delle carte
in tavola. L'eroe può ancora morire: è la catarsi. A volte dei falsi
pretendenti vogliono rubare il premio all’eroe.
La battaglia contro
gli Uruk-Hai di Saruman. Boromir cerca di rubare l’anello, poi si redime
sacrificandosi per salvare Frodo.
12. Ritorno con l'elisir: L'eroe torna rinato, definitivamente
cambiato, e porta con sé un “dono”. Ci sono due possibilità: il ritorno al
punto di partenza (circolare, ma il Mondo Ordinario sembra diverso),
oppure il finale aperto.
La compagnia si
dissolve, Frodo fugge e continua il viaggio verso il Monte Fato con Sam (e
Gollum...)
Lo schema è così efficace che ha rivoluzionato
il mio modo di concepire una storia. Una vera epifania, l’elisir del mio personale Viaggio
dello scrittore.
Per approfondire: Vogler si basa sullo studio
antropologico dei miti e sul paradigma del "Monomito" (il mito
dell'uno) secondo lo storico Joseph Campbell e il suo "L'eroe dai mille volti"; un’altra analisi de “La compagnia dell’anello” con punti di svolta
(plot points) la trovate qui.
Disciplina, equilibrio, potenza e spirito buddhista: è lo Shaolin, lo stile di wu-shu (kung-fu) dal quale si dice derivino tutte le altre arti marziali dell'Estremo Oriente. In un festival l'effetto d'insieme è impressionante. Giudicate voi stessi, le foto sono spettacolari.
Disciplina, equilibrio, potencia y espíritu budista: es el Shaolin, el estilo de wu-shu (kung-fu) del que se dice que derivan todos los artes marciales del Lejano Oriente. En un festival el efecto de conjunto es impresionante. Juzgad vosotros mismos, las fotos son espectaculares.
Si compie oggi un anno esatto dal maledetto addio a Marco Simoncelli sul circuito di Sepang. Dal ricordo ancora vivo in tutti noi è già nata la leggenda del Sic, il mito di un ragazzo normale con una grande passione per la velocità che la tragedia trasfigura in un eroe.
Però sotto il casco e la tuta del guerriero resta la chioma ricciuta e l'eterno sorriso di uno come noi, con le sue debolezze, le sue speranze e ansie. Mi piace quindi ricordarlo con gli aneddoti veri di chi l'ha conosciuto dentro e fuori dalle piste, che trovate in questo articolo.
Ciao Sic, corri piu forte di tutti e vinci, ovunque tu sia.
Se cumple hoy un año exacto desde el maldito adiós a Marco Simoncelli en el circuito de Sepang. Del recuerdo aún vivo en todos nosotros ya ha nacido la leyenda del Sic, el mito de un chico normal con una gran pasión por la velocidad que la tragedia transfigura en un héroe.
Pero bajo el caso y el mono del guerrero queda la melena rizada y la eterna sonrisa de uno como nosotros, con sus debilidades, sus esperanzas y ansiedades. Me gusta entonces recordarlo con las palabras de quien lo ha conocido dentro y fuera de las carreras, que encontráis en este articulo y este otro.
Ciao Sic, corre más fuerte de todos y gana, estés donde estés.
Sono passati dieci anni dal successo clamoroso che ha consacrato Giorgio Faletti come maestro del giallo contemporaneo italiano. Provo una mescolanza di sensazioni contraddittorie nello scrivere la recensione di “Io uccido”, il suo primo libro e il migliore a detta di tutti, fan e detrattori. Si sono spesi fiumi di parole su giornali, televisione e internet per comprendere un fenomeno apparentemente inesplicabile: la conversione di un comico da cabaret in scrittore di best seller. Tutto merito della bontà del romanzo o effetto della notorietà del nome Faletti utilizzato come marca per un non meritevole di vendere quattro milioni di copie?
A mio avviso, sono vere entrambe. L’opera ha i suoi pregi: è scorrevole, accattivante, avvincente, con alcuni spunti ben riusciti come le sequenze dal punto di vista dell’assassino, morbose quanto basta per artigliare il lettore ma così ambigue da mantenere alta la suspense fino allo scioglimento della vicenda. Certo le pecche sono molteplici: un finale lungo e strascicato rispetto allo sviluppo della trama; personaggi stereotipati con tic e clichè già visti; uno stile barocco e ridondante nelle descrizioni e nelle metafore, inadatto al genere. E quel che è più grave, una fondamentale mancanza di originalità, scimmiottando dichiaratamente i modelli americani, libri o film che siano.
E allora ecco che la celebrità della marca Faletti diventa il fattore chiave per lanciare “Io uccido” nell’olimpo dei best seller, con un passaparola vincente incentrato sulla domanda un po’ pettegola “ma davvero lo squinternato comico del Drive-In è stato capace di scrivere un bel libro?”
Non dico che la lettura del romanzo non sia piacevole o che non garantisca più di un colpo di scena, però a uno scrittore esordiente come me viene naturale la domanda chiave: “Davvero pubblicherebbero un libro come Io uccido a uno scrittore sconosciuto?”. E la risposta è: no. Quel che resta dopo dieci anni è un romanzo leggibile e con qualche guizzo interessante ma in ultima istanza come tanti, non all’altezza del successo spropositato di cui ha goduto. Onore a Faletti, dunque, campione di un’operazione di marketing da vero artista. Voto: 3 su 5.
Han pasado diez años desde el triunfal éxito que consagró Giorgio Faletti como maestro de la novela policíaca italiana actual. Siento una mezcla de sensaciones contradictorias en escribir la reseña de “Yo mato”, su primer libro y el mejor según todos, fans y detractores. Se han derrochado ríos de palabras en prensa, televisión e internet para comprender un fenómeno aparentemente inexplicable: la conversión de un cómico de cabaret en escritor de best seller. Todo gracias a la calidad de la novela o efecto de la fama del nombre Faletti usado como marca para un producto no merecedor de vender cuatro millones de ejemplares?
En mi opinión, ambas son ciertas. La obra tiene sus virtudes: se lee bien y engancha, con algunos elementos muy conseguidos como las secuencias desde el punto de vista del asesino, morbosas como para agarrar el lector pero tan ambiguas que mantienen alta la suspense hasta el desenlace. Por supuesto hay múltiples pegas: un final largo y arrastrado con respecto al desarrollo de la trama; personajes estereotipados con tic y clichés ya vistos; un estilo barroco y redundante en descripciones y metáforas, inadecuado para el género. Y lo más grave, una fundamental falta de originalidad, copiando declaradamente los modelos americanos, sean libros o películas.
Y entonces la celebridad de la marca Faletti se convierte en el factor clave para lanzar “Yo mato” en el olimpo de los best seller, con un pasapalabra ganador basado en la pregunta algo cotilla “pero de verdad el chiflado cómico de Drive-In pudo escribir un buen libro?”
No digo que la lectura de la novela no sea agradable o que no garantice más de un giro sorprendente, pero a un escritor novel como yo le surge natural la pregunta clave: “e verdad publicarían un libro como Yo mato a un escritor desconocido?”. Y la respuesta es: no. Lo que queda después de diez años es una novela que se lee bien y con algún punto interesante pero en el fondo como muchas, no a la altura del éxito desproporcionado que tuvo. Honor a Faletti, entonces, campeón de una operación de marketing de verdadero artista. Nota: 3 sobre 5.
Nel taxi la radio trasmetteva un programma di musica classica in FM. Il brano era la Sinfonietta di Janáček. Non esattamente la musica più adatta da sentire in un taxi bloccato nel traffico. E del resto nemmeno l'autista sembrava ascoltarla con troppa attenzione. L'uomo, di mezza età, era impegnato a guardare in silenzio la fila interminabile di auto che aveva davanti, come un pescatore provetto che, ritto a prua, scruta un minaccioso gorgo di correnti. Aomame, sprofondata nel sedile posteriore, gli occhi leggermente socchiusi, ascoltava la musica.
La radio del taxi retransmitía un programa de música clásica por FM. Sonaba la Sinfonietta de Janáček. En medio de un atasco, no podía decirse que fuera lo más apropiado para escuchar. El taxista no parecía prestar demasiada atención a la música. Aquel hombre de mediana edad simplemente observaba con la boca cerrada la interminable fila de coches que se extendía ante él, como un pescador veterano que, erguido en la proa, lee la aciaga línea de convergencia de las corrientes marinas. Aomame, bien recostada en el asiento trasero, escuchaba la música con los ojos entornados.
Le sfide dell'uomo sono senza fine, ma ognuno sceglie i suoi demoni. Felix Baumgartner lotta contro i limiti naturali e si lancia da 39 mila metri per superare la barriera del suono, una sfida agli dèi degna di Icaro. Lang Lang invece sfida la perfezione musicale degli 88 tasti di un pianoforte e suona Chopin per il grande pubblico, liberando le emozioni del bambino che porta nel cuore.
Qual è la sfida più ardua, dov'è la barriera più impossibile, nel corpo o nello spirito? Fuori o dentro di noi? Forse entrambe: anche nell'impresa più eroica bisogna superare se stessi, anche nella lotta interiore ci sono ostacoli esterni da superare. Una cosa è certa: sia Felix che Lang sarebbero due magnifici personaggi da libro.
Los desafío del hombre no tiene fin, pero cada uno elige su demonios. Felix Baumgartner lucha contra los límites naturales y se lanza desde 39 mil metros para superar la barrera del sonido, un desafío a los dioses digno de Ícaro. Lang Lang en cambio desafía la perfección musical de las 88 teclas de un piano y toca Chopin para el gran público, liberando las emociones del niño que lleva en el corazón.
¿Cuál es el desafío más arduo, donde está la barrera más imposible, en el cuerpo o en el espíritu? ¿Fuera o dentro de nosotros? Tal vez ambas cosas: también en la hazaña más heroica hay que superarse a si mismo, también en la lucha interior hay obstáculos exteriores que superar. Algo está claro: tanto Felix como Lang sería dos magníficos personajes de novela.
Un altro classico contemporaneo. Una dritta: uno dei due testi qui sotto è l'originale.
Otro clásico contemporáneo. Una pista: uno de los dos textos aquí abajo es el original.
Il lampo di luce proiettò la sagoma dell'impiccato sulla parete.
Penzolava immobile da una lampada al centro del salone e man mano che il
fotografo gli si muoveva attorno, facendo scattare l'otturatore,
l'ombra provocata dal flash si delineava via via su quadri, vetrine
piene di porcellane, scaffali coperti di libri e tende aperte su grandi
finestre, dietro le quali cadeva la pioggia.
El fogonazo de luz proyectó la silueta del ahorcado en la pared. Colgaba inmóvil de una lámpara en el centro del salón, y a medida que el fotógrafo se movía a su alrededor, accionando la cámara, la sombra provocada por el flash se recortaba sucesivamente sobre cuadros, vitrinas con porcelanas, estanterías con libros, cortinas abiertas sobre grandes ventanales tras los que caía la lluvia.
Può uno scrittore uomo fare la concorrenza a
romanzi come “Il diario di Bridget Jones”, “Sex and the City” e “Il diavolo
veste Prada”, o al più recente e trionfale “Cinquanta sfumature di grigio”? Può
una voce maschile andare d’accordo con la sensibilità femminile? Di sicuro c’è
riuscito Fabio Volo ne “Il giorno in più”. Una storia semplice raccontata con
un linguaggio naturale e scorrevole che arriva al cuore delle donne.
Gli uomini si chiedono: come può piacere Fabio
Volo? Come può interessare una letteratura così scialba, banale e già vista?
Invece questi sono proprio i punti di forza che lo rendono appetibile e
vincente. I personaggi sono autentici e attuali, ricchi di sfaccettature e di
debolezze, in molti casi ispirati verosimilmente a persone reali. Le trame
partono dalle frustrazioni della vita quotidiana per inseguire i sogni e le
aspirazioni di tutti. Con questi ingredienti anche il lettore più scettico si
identifica nei protagonisti e si lascia trascinare nella storia.
Ma soprattutto il grande punto di forza di
Fabio Volo è la cosiddetta “voce dell’autore”: uno stile diretto, leggero,
senza fronzoli, molto vicino al parlato, in antitesi con i principi di
scrittura insegnati a scuola (“non si scrive come si parla”) ma in realtà in
perfetta sintonia con il modo di scrivere che il piace al grande pubblico e che
trionfa negli ultimi anni. (Perfetto quindi per gli studenti di italiano per
stranieri)
La trama di “Un giorno in più” non è né
originale né brillante, è la tipica storia d’amore di due sconosciuti che si
incontrano per caso e si piacciono, ma che devono lottare per poter stare
insieme. Riuscirà il nostro moderno Romeo a conquistare la sua Giulietta contro
tutte le difficoltà e le avversità? Lo scoprirai leggendo il libro, di sicuro
non te ne pentirai. Sarà un viaggio molto interessante e lungo la strada, come
il protagonista, scoprirai molte cose di te stesso.
Los hombres che
amaban a las mujeres. Voto: 4 sobre 5
¿Puede un escritor
hombre competir con novelas como “El diario de Bridget Jones”, “Sexo en Nueva
York” y “El diablo viste de Prada”, o con el más reciente y triunfal “Cincuenta
sombras de Grey”? ¿Puede una voz masculina llevarse bien con la sensibilidad
femenina? Seguro que lo ha logrado Fabio Volo en “Un día más”. Una historia
sencilla narrada con un lenguaje natural y fluido que llega al corazón de las
mujeres.
Los hombres se
preguntan: ¿Cómo puede gustar Fabio Volo? ¿Cómo puede interesar una literatura
tan sosa, banal y ya vista? En cambio estos son justamente los puntos fuertes
que lo hacen apetecible y ganador. Los personajes son auténticos y actuales,
llenos de facetas y debilidades, en muchos casos verosímilmente inspirados por
personal reales. Las tramas arrancan de las frustraciones de la vida cotidiana
para perseguir los sueños y las aspiraciones de todos. Con estos ingredientes
también el lector más escéptico se identifica en los protagonistas y se deja
llevar por la historia.
Pero sobre todo la
gran baza de Fabio Volo es la llamada “voz del autor”: un estilo directo,
ligero, sin florituras, muy cercano al habla, en antítesis con los principios
de escritura que se enseñan en el colegio (“no se escribe como se habla”) pero
en realidad en perfecta sintonía con la manera de escribir que gusta al gran
público y que triunfa en los últimos años.
La trama de “Un día
más” no es ni original ni brillante, es la típica historia de amor de dos
desconocidos que se encuentran por azar y se gustan, pero que tienen que luchar
para poder estar juntos. ¿Conseguirá nuestro moderno Romeo a su Julieta contra
todas las dificultades y adversidades? Lo descubrirás leyendo el libro, seguro
que no te vas a arrepentir. Será un viaje muy interesante y por el camino, como
el protagonista, descubrirás muchas cosas de ti mismo.
Si fa un gran parlare ultimamente del declino delle librerie e della loro funzione di filtro tra il panorama letterario attuale e il pubblico, con la figura del libraio in via d'estinzione. I più giudicano questo un male, un segno dei tempi: la piaga della massificazione della cultura. Certo il rapporto umano tra piccolo negoziante e cliente fedele si è perso per sempre, ma siamo sicuri che questo sia una disgrazia?
Forse siamo entrati nell'era dell'autore: con i libri elettronici e l'auto pubblicazione a costi abbordabili, il filtro tra creatore e pubblico non è più necessario. Neanche i colossi della distribuzione come Amazon sono in grado di fermare questo fenomeno. L'autore si rivolge direttamente ai lettori con idee, spunti e proposte, mentre i lettori hanno mille modi per condividere gusti e opinioni: all'eterno passaparola si affiancano le reti sociali, l'autopubbicazione, le email, i blog, le interviste su youtube o le recensioni on-line. Un dare e avere che arricchisce tutti.
L'antico sapere del libraio diventa così collettivo, tutti siamo sullo stesso piano e non c'è più bisogno di uno "sciamano" per entrare in contatto con il divino. E l'autore diventa il centro di tutto, non più l'editore o chi vende. Buone notizie per gli esordienti com me? "Food for thought", come dicono gli inglesi, cibo per arrovellarsi la mente...
Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate.
Oggi è l'anniversario della morte di Steve Jobs. Senza retorica, un uomo che ha cambiato la storia. È l'occasione per ricordarlo con le sue famose parole del discorso alla Stanford University, da rileggere almeno una volta all'anno, da imparare a memoria, da vivere ogni giorno.
E l'unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l'avrete davanti. E, come le grandi storie d'amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi. [...] Siate affamati. Siate sciocchi.
Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: "Se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?". E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c'è qualcosa che deve essere cambiato.
Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.
Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.
La morte con tutta probabilità è la più grande invenzione della vita. Spazza via il vecchio per far spazio al nuovo.
Cambiaría, si pudiera, toda mi tecnología por una tarde con Sócrates.
Hoy es el aniversario de la muerte de Steve Jobs. Sin retórica, un hombre que cambió la historia. Es la ocasión para recordarlo con sus famosas palabras del discurso en la Universidad de Stanford, para releerlas por lo menos una vez al año, para aprenderlas de memoria, para vivirlas cada día.
A veces la vida te va a pegar en la cabeza con un ladrillo. Pero no pierdas la fe.
Cada día me miro en el espejo y me pregunto: "Si hoy fuese el último día de mi vida, ¿querría hacer lo que voy a hacer hoy?". Si la respuesta es "no" durante demasiados días seguidos, sé que necesito cambiar algo.
El recordar que estaré muerto pronto es la herramienta más importante que he encontrado para ayudarme a tomar las grandes decisiones en la vida. Porque casi todo —todas las expectativas externas, todo el orgullo, todo temor a la vergüenza o al fracaso— todas estas cosas simplemente desaparecen al enfrentar la muerte, dejando sólo lo que es verdaderamente importante. Recordar que uno va a morir es la mejor manera que conozco para evitar la trampa de pensar que hay algo por perder. Ya se está indefenso. No hay razón alguna para no seguir los consejos del corazón.
Ni siquiera la gente que quiere ir al cielo quiere morir para llegar ahí.
Si vives cada día de tu vida como si fuera el último, algún día realmente tendrás razón.
Tu tiempo es limitado, de modo que no lo malgastes viviendo la vida de alguien distinto. No quedes atrapado en el dogma, que es vivir como otros piensan que deberías vivir. No dejes que los ruidos de las opiniones de los demás acallen tu propia voz interior. Y, lo que es más importante, ten el coraje para hacer lo que te dicen tu corazón y tu intuición. Ellos ya saben de algún modo en qué quieres convertirte realmente. Todo lo demás es secundario.
Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le ultime persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano.
El señor y la señora Dursley, que vivían en el número 4 de Privet Drive, estaban orgullosos de decir que eran muy normales, afortunadamente. Eran las últimas personas que se esperaría encontrar relacionadas con algo extraño o misterioso, porque no estaban para tales tonterías.
A quanti sarà capitato di trovarsi a leggere un libro impossibile per colpa di un'insegnante bacchettone. I classici sono classici, nessuno lo nega, ma a volte non sono per noi, non arrivano al nostro cuore.
Allora viva la letteratura popolare, come ben dice la scrittrice Shelley Thacker:
La narrativa letteraria è la narrativa delle idee. Il suo scopo principale è stimolare l'intelletto. L'obiettivo dello scrittore è l'espressione di sé. Ogni considerazione sul lettore – ammesso che esista – è puramente secondaria.
La narrativa popolare è la narrativa delle emozioni. Il suo scopo primario è stimolare i sentimenti. L'obiettivo dello scrittore è l'intrattenimento del lettore. Ogni considerazione sull'espressione di sé – ammesso che esista – è puramente secondaria.
Grande verità. così come la naturale conclusione per aspiranti scrittori:
Prima di sederti a scrivere il tuo libro - e più importante, prima di provare a venderlo - è meglio che tu sia sicuro di quale tipo di narrativa tu stia scrivendo.
A cuantos nos habrá pasado estar leyendo un libro imposible por culpa de un profesor más papista que el papa. Los clásicos son clásico, nadie lo niega, pero a veces no son para nosotros, no nos llegan al corazón. Entonces viva la literatura popular, como bien dice la escritora Shelley Thacker:
La ficción literaria es la ficción de las ideas. Su fin principal es estimular el intelecto. El objetivo del escritor es expresarse a si mismo. Toda consideración sobre el lector – admitiendo que exista – es puramente secundaria.
La ficción popular es la ficción de las emociones. Su fin principal es estimular los sentimientos. Toda consideración sobre la expresión de uno mismo – admitiendo que exista – es puramente secundaria.
Gran verdad. Así como la natural conclusión para aspirantes escritores:
Antes de sentarte a escribir tu libro – y más importante, antes de intentar venderlo – es mejor que estés seguro de qué tipo de ficción estás escribiendo.