lunedì 28 ottobre 2013

L'invasione dell'ingelse

La sconfitta è cosa certa. Basta guardare quante parole inglesi si sono intrufolate nell'uso comune per capire che il processo di colonizzazione culturale dell'italiano è irreversibile, come quello del greco sul latino ai tempi che furono. Io non sono un pessimista come Camilleri, mi limito a constatare che qualche prestito andrebbe bene, ma ormai qui si esagera. Eccovi un assaggio degli anglicismi più orribili, per invitare alla riflessione: queste parole le usate anche voi? E perché non in italiano? (fonte qui, vedi anche qui)
Austerity = austerità
Bipartisan = comune a due parti
Brand = marca, marchio
Briefing = riunione
Bookshop = libreria
Business = affare
Cheap = poco costoso, di scarso valore
City-car = utilitaria
Coffee-break = pausa caffè
Editor = redattore
Election day = giorno delle elezioni
Energy drink = bevanda energetica
Fashion = moda (molto fashion = molto stiloso)
Fitness = attività fisica, benessere
Gap = intervallo, divario
Gossip = pettegolezzo
Happy end = lieto fine
Happy hour = aperitivo
Know-how = conoscenza
Location = sito, luogo, posto, sede
Made = fatto, fabbricato
Meeting = incontro, riunione
New entry = appena arrivato in…
News = notizie
Open space = spazio aperto
Planning del meeting = l'ordine del giorno
Roadmap = piano d'azione
Speech = discorso
Trend = tendenza
Tutor = tutore
Welfare = stato sociale

2 commenti:

  1. meh, non sono del tutto d'accordo. Fermo restando che quelli che parlano "inglesicchio" per darsi un tono sono patetici, ed è solo l'amore per la pace che mi trattiene dal prenderli a pizze in faccia come meriterebbero (o quantomeno a insultare i loro familiari, soprattutto quelli defunti).
    Io faccio largo uso di lemmi inglesi, ma lo faccio perchè ho una conoscenza medio-buona della lingua e mi piace l'approfondimento culturale; attraverso le altre lingue si approfondisce la conoscenza di altri popoli, e ciò è cosa buona e giusta. Sto seguendo questo blog anche per fare pratica di spagnolo, non a caso!
    Mettici pure che l'inglese contiene pesanti influenze dal normanno (e dalle lingue di area continentale in genere, soprattutto il tedesco da cui nasce), dal celtico e soprattutto dal latino. Ha una sua dignità linguistica, che certamente viene svilita dall'uso improprio che se ne fa a livello popolare (come tutte le cose che finiscono in mano alla massa, del resto; il punto che voglio sollevare è "non è mica colpa dell'inglese"...)
    In generale, non trovo per niente ammirabile l'atteggiamento di chiusura mentale di certe genti (francesi, vi sto guardando storto) che non imparano l'inglese apposta per pura spocchia culturale. Fanno pena. Soprattutto perchè hanno perso il controllo dell'Atlantico, non se lo possono permettere HAH!
    Degli spagnoli apprezzo il modo determinato in cui ispanizzano (non so se è corretto dire così) tutti i termini che possono, anche se non so misurare la quantità di spocchia insita in questo atteggiamento, e quanto invece sia da attribuire al puro amor patrio.

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  2. Le parole proprie di ciascuna lingua hanno delle sfumature di significato che non rendono nella traduzione. Ne prendo alcune da quelle che hai esposto (stavo per scrivere "postato", haha) giusto per fare qualche esempio:

    - Bipartisan: questa parola è abbastanza latina per poterla usare senza timore per la lingua italiana. Inoltre, è decisamente più comoda da usare, sia scritta che parlata, rispetto all'uso di 4 parole separate. Prova a leggere un discorso sul bipartisan usando "comune a due parti" ogni volta che esce quella parola, e sentiti ridicolo.
    - Brand: il termine contiene il significato del tono identitario associato a quel marchio. Marchio si usa principalmente in senso letterale.
    - Briefing: dal verbo to brief, accorciare, sintetizzare. Include dunque il concetto di sintesi. Inoltre come lo traduci "de-briefing"? Disriunione? Al limite "post-riunione" ma anche così non include bene il concetto di "discussione sull'operato". Detto ciò, è una delle parole usate più a scazzo, in realtà dovrebbero usarla solo i militari.
    - Cheap: solito problema, perchè usare un aggettivo e un sostantivo quando posso usare una parola sola, molto semplice da pronunciare e compatta, di sole due sillabe? Una delle qualità che ammiro dell'inglese (e della loro cultura in generale) è proprio la pragmaticità, che manca proprio ai mediterranei smh.
    - Fashion: per quanto questa parola sia una di quelle che odio di più nella lista, tant'è che la uso esclusivamente in senso sarcastico, non si può negare che abbia un significato suo peculiare. E poi "con stile" va benissimo, ma "stiloso" non si può sentire D:
    - Fitness: qui è difficile vagliare. To be fit letteralmente significa "essere adatti", figurativamente "stare in forma"; quindi fitness sarebbe "l'attività mirata allo stare in forma". In linea di massima, anche fare la dieta e il massaggio sono "fitness". Comunque anch'io detesto questa parola, o quantomeno sono quelli che la usano che mi fanno stizzire.
    - Gap: non è necessario tradurla, ma si pronuncia molto rapidamente quindi la preferisco.
    - Know-how: per l'amore di Nostro Signore Dio, capisco che vuoi fare il simpatico ma know-how me lo traduci come "conoscenza"? I nazigrammatici internazionali dovrebbero deportarti per aver sparato una cagata simile. Non so neanche se sia possibile tradurla in meno di 5 parole.
    - Planning del meeting: in un mondo perfetto, chi pronunzia una cosa del genere dovrebbe venire ucciso a bastonate seduta stante
    - Welfare: è un concetto molto peculiare che affonda le radici nella realtà storica e giuridica da cui è emerso. Però onestamente non ne so abbastanza di diritto per sapere se corrisponde esattamente al concetto di "stato sociale" o no.
    Più ancora che welfare, un termine assolutamente intraducibile è warfare, ho visto parecchi tentativi di traduzione per questo termine finiti in tragedia.

    p.s. tutte le altre parole nella lista che non ho "corretto", sono assolutamente prive di giustificazioni e chi le usa impropriamente merita il massimo disprezzo.

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