Rompo il ghiaccio con un piccolo tributo a uno dei grandi. Ho letto di recente per la prima volta "La breve vita felice di Francis Macomber" di Ernest Hemingway. Uno splendido racconto ambientato in Africa durante una battuta di caccia, al puro stile del maestro del dialogo: diretto, contundente, con una prosa asciutta ed efficace e quella voce narrante tipicamente maschile di cui si sente tanto la mancanza nel panorama attuale.
Il racconto è un esempio dell'uso magistrale dell'omissione. Secondo la famosa teoria dell'iceberg, se l'autore omette una parte della storia che conosce, la storia ne esce rafforzata; arrivando all'estremo, resta visibile solo la superficie mentre il grosso resta non detto, come un iceberg di cui si vede solo la punta mentre la struttura di supporto è invisibile sotto il pelo dell'acqua.
I temi della codardia e del coraggio, cari a Hemingway, sono trattati con una storia che va dritta al cuore, sulla paura di vivere e sulla vita vera come liberazione dalla paura. Anche se odiate la caccia, un racconto da non perdere.
PS: Intrigante e spassosa la caricatura di Hemingway - forse non molto lontana dal vero - che si è vista nel film "Mezzanotte a Parigi" di Woody Allen. Ecco una bella scena: (in english, sorry)
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