«Un duello, lo si consideri una cerimonia in culto dell’onore o addirittura lo si riduca nella sua essenza morale a una forma di gioco virile, richiede una fermezza d’intenti assoluta, un’omicida austerità d’animo»
Oggi dedico un piccolo tributo a una grande storia, "I duellanti" di Joseph Conrad (1908), superbo racconto dell'assurda rivalità senza quariere tra due ussari napoleonici, gli ufficiali Feraud e D'Hubert, da cui il genio acerbo di Ridley Scott trasse il suo primo lungometraggio (1977), una piccola gemma.
ll racconto è un esempio di come si possa scrivere narrativa storica senza gli sbrodolamenti dei bulimici romanzi storici contemporanei. Asciutto, quasi crudo, ritrae l'essenza del delirio dell'onore ottocentesco raccontando una storia lineare e senza fronzoli.
Il film invece è grande affersco d'epoca, che spicca per i magnifici costumi e per la fotografia evocativa e romantica, ispirata ai quadri di John Constable, senza dimenticare l'impeccabile interpretazione di Harvey Keithel. Un felice debutto per Scott prima del grande successo con la fantascienza e i kolossal storici.
Meglio il racconto o il film? In due parole: imperdibili entrambi.
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