Opera prima di Giuseppe Culicchia, torinese allora quasi trentenne, Tutti giù per terra rappresenta il debutto letterario del precario. Senza sicurezze, senza prospettive. Malgrado il romanzo sia del 1996, la figura del post-adolescente che non riesce a diventare grande è di un'attualità preoccupante. Walter, il protagonista, ha tanti nemici, tutti agguerriti: il padre ostile, la burocrazia saccente, i baroni universitari capricciosi, i ragazzi consumisti e superficiali, il mondo del lavoro in crisi. Ci sono tutti gli ingredienti per uno psico-dramma, e invece Culicchia sceglie uno stile leggero a cavallo tra l'ironia e il non detto alla Hemingway, così la lettura scorre veloce e si entra con facilità nella pelle di Walter e nelle sue ansie. Il servizio civile assurdo, inutile e interminabile diventa il simbolo di una vita che scivola via senza essere vissuta. Sarà per l'ambientazione torinese che mi tocca nel profondo, ma è un libro che consiglio a tutti.
(Il linguaggio agile e attuale è particolarmente adatto per studenti stranieri)
Voto: 4 su 5
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